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Mi è stato dato in eredità un corredo di lenzuola e camicie da notte.

Le donne della mia famiglia l’hanno ricamato nella calma e nel fresco incontaminato delle loro estati sotto fichi e limoni. Chilometri di bianco, tenuti nei cassetti e destinati ad essere trasmessi alle loro figlie e alle figlie delle loro figlie. Un bianco che, al di fuori dell’intimità dei loro letti, non è mai stato visto da nessuno.

Nella loro previsione, una verità tenera, privata, una procreazione che segue automaticamente ed eternamente.

La discendenza, il tramandare, l’intimo, il segreto: può esserci una continuità che fugga dall’automatismo e continui tuttavia in un movimento di perpetua generazione?

Come ci si dona al mondo?

In quali immagini cercare?

Nell’infinito lessico della natura, la prima immagine che mi offre una risposta è quella di un ficus magnolia.

Ciò che rende eccezionale questo albero non sono solo le dimensioni gigantesche che può raggiungere, ma anche il fatto che dalle sue ramificazioni sgorgano casualmente radici aeree che, toccando terra e liberandosi, si trasformano in pseudo-tronchi portanti. Se potessimo guardare sia sopra che sotto terra, assisteremmo contemporaneamente alla moltiplicazione di una foresta di colonne e all’intreccio di una fitta rete di radici. Una cattedrale di molteplici esistenze, lo stesso corpo plurale che avanza.

Forse insistendo sull’atto di cedere, troveremo un terreno fertile. Forse arrendendoci, disfacendoci, dissolvendoci nella molteplicità, prendendoci cura gli uni degli altri, potremmo accedere alla coscienza di essere un corpo unico che respira, in espansione infinita, come radici aeree di un immenso, unico albero.

Se è vero che l’umanità distrugge gli ecosistemi e gli ecosistemi si impongono con la loro terribile evidenza sulla civiltà umana, l’altra faccia della medaglia è costituita da atti, volontari e involontari che curano, nutrono, uniscono le specie in un sistema di mutuo soccorso, in cui ogni corpo continua nell’altro, nella ricerca di un’appartenenza reciproca e casuale.
CEDERE, IMMEDIATAMENTE pone l’arte e le pratiche sceniche in particolare come luogo in cui si costruiscono le comunità e si immaginano mondi possibili.
Un punto di partenza per nuove prospettive su ecologia e pacifismo.